Reclami Inps per ritardi nella quantificazione TFS TFR dipendenti pubblici
Essenziale per ottenere l’anticipo del TFS, il certificato di quantificazione è il documento che raccoglie tutti i dati relativi all’indennità maturata dal richiedente. La produzione del certificato è compito dell’ente erogatore dell’indennità, che nella maggioranza dei casi è l’Inps. E poiché l’Inps non dispone immediatamente di tutti i dati necessari alla quantificazione del TFS, è previsto un termine massimo di 90 giorni per la presentazione del certificato. Altrimenti, il pensionato può presentare reclami Inps.
Inps reclami per ritardo nell’invio quantificazione TFS: quando inviarlo e perché
La necessità di introdurre il termine dei 90 giorni per la produzione del documento da parte dell’ente previdenziale è la conseguenza del fatto che i dati utili al calcolo dell’indennità vengono comunicati dal datore di lavoro. Ecco quindi che possono esservi dei tempi tecnici che impediscono all’ente previdenziale di fornire il certificato di TFS nei giorni immediatamente successivi al pensionamento.
Può accadere infatti che i dati siano inoltrati con ritardo dal datore di lavoro. È consigliabile perciò accertarsi che l’Amministrazione o il Ministero di competenza abbia trasmesso tutti i dati all’Inps, richiedendo un documento attestante l’invio. In caso contrario, non è una segnalazione Inps lamentele l’operazione da intraprendere, bensì inviare un sollecito al datore di lavoro affinché proceda con la comunicazione di tutti i dati necessari.
Un'altra possibile ragione per un ritardo nella produzione della certificazione TFS è che l’ente previdenziale impieghi più del previsto per il calcolo del trattamento a causa di problemi tecnici, ritardi nella lavorazione delle pratiche, eccetera.
Ma quando il ritardo è tale da giustificare l’inoltro di reclami Inps? Per legge l’ente previdenziale ha tempo 90 giorni dalla data della domanda. Quindi, se la certificazione viene resa disponibile all’interno di questo intervallo di tempo, tecnicamente l’Inps sta rispettando le tempistiche previste dalla normativa che regola la procedura. Ipotesi che rende perciò inappropriato l’invio di un reclamo formale.
Inoltre, la prassi prevede che la domanda sia trasmessa secondo le modalità indicate dall’Inps e che l’ente renda disponibile la certificazione tramite l’area riservata del sito Inps.it. È fondamentale quindi che il richiedente segua le disposizioni stabilite dall’ente previdenziale: il mancato controllo dell’area riservata da parte del pensionato non è imputabile all’ente previdenziale. E non giustifica in alcun modo un reclamo.
Come inviare un reclamo Inps on line per ritardi nella quantificazione TFS
Il certificato di quantificazione TFS è essenziale sia per chi richiede il prestito di anticipo TFS a tasso di interesse agevolato sia per chi ricorre all’anticipo a tasso ordinario. Un ritardo nell’invio di questo documento può determinare difficoltà notevoli nel pensionato che ha richiesto l’anticipo per ovviare al bisogno di nuova liquidità.
Come già accennato, i fattori che incidono sui tempi di produzione del certificato sono numerosi. E ci sono sedi Inps che si dimostrano particolarmente celeri nel rispondere alle richieste di quantificazione TFS Inps. Ma può capitare che l’ente previdenziale impieghi mesi per la produzione del documento, non rispettando quindi il limite dei 90 giorni dalla data della domanda.
Solo in questo caso è possibile avanzare dei reclami Inps. E sempre a condizione di aver appurato che la responsabilità del ritardo è effettivamente dell’ente previdenziale.
Come fare reclamo all’Inps? Per un reclamo formale serve scaricare e compilare l’apposito modulo messo a disposizione dall’Istituto Nazionale Previdenza Sociale. Il modello, chiamato MV01, può essere scaricato direttamente dal sito Inps.it.
Una volta riempito il modulo, il pensionato che invia Inps reclami on line per ritardi nella produzione della quantificazione TFS lo trasmette all’Inps per via telematica. In alternativa, è possibile inoltrare il reclamo via raccomandata A/R indirizzando la lettera all’Ufficio Relazione con il Pubblico della sede Inps di competenza per territorio.
È buona regola indicare nel modulo una email PEC (Inps reclami PEC) come canale per la ricezione delle comunicazioni da parte dell’Istituto. Questo dà al pensionato una garanzia maggiore nel caso risulti necessario intraprendere un’azione legale. La mail PEC infatti viene equiparata ad una raccomandata.
Prima di domandarsi a chi rivolgersi per denunciare l’Inps, però, andrebbe cercata una soluzione pacifica. Magari ricorrendo al supporto di un consulente creditizio specializzato nell’anticipo TFS e in grado di gestire con efficienza eventuali reclami Inps.