Come funziona l’anticipo TFR e quando è davvero conveniente
Maturato nel corso dell’attività lavorativa e rivalutato periodicamente secondo specifiche regole, il Trattamento di Fine Rapporto è l’indennità spettante a tutti i dipendenti del settore privato nel momento in cui termina il rapporto di lavoro. Ma quando si trova in situazioni di necessità, il titolare dell’indennità può ottenere l’anticipo TFR, ossia il versamento di una parte dell’importo.
Regolamentato dal Codice Civile, l’anticipo TFR è un diritto del lavoratore che è chiamato ad affrontare particolari condizioni di necessità definite dalla normativa. Non è quindi un’opzione da dare per scontata, perché solo in certi casi l’azienda datrice di lavoro è tenuta al versamento delle somme. Quando l’anticipo liquidazione è richiesto per altre ragioni, è possibile raggiungere un accordo con il datore di lavoro. Ma vediamo nel dettaglio cosa prevede la normativa in fatto di TFR anticipato e quali sono le procedure per avanzare la richiesta TFR.
Chi può ottenere l’anticipazione TFR, le condizioni da rispettare
Come stabilito dall’articolo 2120 del Codice Civile, l’anticipo TFR è ammesso solo per quanti hanno almeno otto anni di servizio presso il datore di lavoro attuale. Il dipendente deve inoltre trovarsi in costanza di rapporto di lavoro e non aver mai richiesto anticipi sull’indennità.
Sì, perché secondo quanto stabilito dalla normativa, l’anticipo sul TFR può essere richiesto una sola volta durante l’intero rapporto di lavoro. Non solo: ci sono situazioni in cui anche rispettando tutti questi requisiti il dipendente non ottiene le somme maturate come Trattamento di Fine Rapporto. È il caso di quanti sono assunti presso aziende che vivono un momento di crisi, ma anche di quanti hanno in corso una cessione del quinto.
In quest’ultimo caso, infatti, il TFR viene utilizzato come garanzia aggiuntiva alla busta paga. E, proprio per questa ragione, l’indennità risulta vincolata fino al totale rimborso del prestito.
Non possono ottenere l’anticipo TFR nemmeno i lavoratori assunti presso un’azienda che non rispetta la quota massima di erogazione. Il datore di lavoro infatti può concedere annualmente l’anticipo al massimo al 10% dei dipendenti che ne hanno titolo, e comunque a non più del 4% dei lavoratori totali.
Quindi prima di presentare la domanda di anticipazione TFR è consigliabile informarsi su quanti altri dipendenti ne hanno già fatto richiesta. Nel caso l’azienda abbia già sforato la soglia disponibile per l’erogazione dei Trattamenti di Fine Rapporto, è preferibile ricorrere alla cessione del quinto. Una soluzione che viene concessa a prescindere dalla finalità per cui si utilizzerà il capitale, e indipendentemente dalle richieste avanzate dagli altri dipendenti dell’azienda datrice di lavoro.
Inoltre la somma massima cedibile con l’anticipo corrisponde al 70% del trattamento maturato. Chiaramente l’importo viene detratto e calcolato sull’indennità a cui il lavoratore avrebbe diritto nel caso di fine del rapporto lavorativo alla data della richiesta TFR.
Quali sono le finalità ammesse dalla normativa per l’anticipazione del TFR
Come già accennato, l’anticipo TFR è una possibilità per i lavoratori privati solo quando si verificano specifiche circostanze. Oltre alla soddisfazione di tutti i requisiti indicati nei paragrafi precedenti, il soggetto ottiene una quota dell’indennità maturata a condizione che intenda utilizzare il denaro per una delle finalità ammesse dalla normativa.
Entrando nello specifico di quando si può chiedere anticipo TFR, nel Codice Civile sono ammessi solo due scenari.
- TFR erogato in anticipo per sostenere spese di natura sanitaria, terapie o interventi straordinari. Questi ultimi devono essere riconosciuti da una struttura sanitaria pubblica.
- TFR anticipato per affrontare i costi di acquisto della prima casa, oppure di un’abitazione da destinare a residenza per i propri figli. L’acquisto va documentato con la presentazione del relativo atto notarile.
Alle due previste dal C.C. si aggiunge un’ulteriore finalità per cui è possibile ottenere l’anticipo TFR. Si tratta della necessità di affrontare spese impreviste in un periodo durante il quale il lavoratore gode di congedi parentali e per la formazione, ai sensi del D. Lgs. 151/2001 art. 5 e della Legge 53/2000 art. 7. Sono ammesse anche le spese sostenute nei periodi di congedo facoltativo richiesti in seguito alla nascita di un figlio o in periodi di congedo di cui il dipendente usufruisce per partecipare ad attività di tipo formativo o per conseguire un titolo.
Il dipendente può comunque richiedere l’anticipazione TFR per motivazioni diverse, ma in questo caso la concessione è del tutto a discrezione del datore di lavoro. In altre parole, se il datore è disposto a concedere l’anticipazione TFR, nonostante la richiesta non sia avanzata per una delle finalità previste per legge, è possibile raggiungere un accordo tra le parti. Sempre che l’azienda non abbia già sforato il limite annuale.
Come presentare una richiesta anticipo TFR: procedure e documenti
Come richiedere anticipo TFR? Una volta appurato di poter ottenere l’indennità, non resta che provvedere alla domanda di anticipazione TFR. L’istanza formulata in forma scritta e inoltrata al datore di lavoro, allegandovi tutta la documentazione attestante lo stato di bisogno.
La richiesta anticipo TFR deve contenere tutti i dati del soggetto che presenta l’istanza, i recapiti dell’azienda presso cui è assunto, la durata del rapporto lavorativo che intercorre tra i due soggetti. È fondamentale poi specificare la ragione per la quale si desidera ottenere l’anticipo dell’indennità. Sottolineando che questa è la prima volta, nell’ambito del rapporto di lavoro, in cui il dipendente si avvale di questo diritto.
Passando ai dettagli, per l’anticipazione TFR prima casa è sufficiente il contratto preliminare di compravendita, senza bisogno di presentare il rogito e avere quindi perfezionato l’acquisto dell’unità immobiliare. In alternativa al contratto preliminare, è possibile allegare alla richiesta TFR i documenti che attestano la partecipazione in una cooperativa edilizia, oppure la concessione per la costruzione dell’abitazione su suolo di proprietà.
Naturalmente, quando la richiesta anticipo TFR è relativa a spese di tipo sanitario, è necessario presentare tutta la documentazione attestante lo stato di bisogno. Fatture, cartelle cliniche, preventivi per protesi, eccetera.
La cessione del quinto come alternativa all’acconto TFR: ecco perché è la scelta migliore
La soddisfazione dei requisiti anticipo TFR non dà certezza di ottenere il trattamento, come anche la presentazione di una richiesta di anticipazione TFR corredata di tutti i documenti. A prescindere dalla correttezza con cui svolge le pratiche, infatti, il lavoratore rischia di vedersi negare l’anticipazione dell’indennità se l’azienda ha già superato il limite annuale. La cessione invece è un diritto del lavoratore, che non può essere negato dal datore di lavoro in nessun caso.
Questa è però solo una delle ragioni per cui all’anticipazione TFR viene spesso preferita la cessione del quinto. Sì, perché è vero che il prestito implica il pagamento di interessi, ma d’altro canto con l’anticipazione TFR il lavoratore rinuncia alla rivalutazione dell’indennità, che ottiene invece lasciando il Trattamento in azienda o in un fondo. E poiché gli interessi applicati alla cessione del quinto sono spesso competitivi, il costo complessivo del finanziamento risulta più che sostenibile.
Allo stesso modo, la cessione del quinto non presenta vincoli per quanto riguarda l’utilizzo del denaro. Il beneficiario non è tenuto in alcun modo a specificare alla banca come spenderà le somme concesse, che usa a suo piacimento poiché si parla di un prestito non finalizzato. Una situazione totalmente opposta rispetto all’anticipo TFR, ammesso per legge solo per alcune spese.
Cosa sapere su tempi e tassazione del TFR anticipo
Vanno poi considerati i tempi di erogazione, che diventano particolarmente lunghi quando il Trattamento di Fine Rapporto è destinato all'Inps o a fondi di previdenza. Il rischio è di ritrovarsi ad attendere mesi, ma non esiste una regola precisa. Mentre con la cessione del quinto, istruttoria e versamento del capitale si realizzano nell’arco di qualche settimana.
Questa forma di prestito rappresenta quindi la scelta migliore quando il dipendente ha necessità di ottenere nuova liquidità in tempi brevi. Soprattutto perché affidandosi ad un consulente del credito, e fornendo fin da subito alla banca tutta la documentazione necessaria, i termini per la concessione del credito si riducono ulteriormente.
Ultima ma non meno importante la tassazione. Il lavoratore dipendente che richiede l’acconto TFR si vede erogare una quota dell’indennità maturata al netto della tassazione, prevista nella misura del 27%. Quindi, le somme effettivamente concesse sono notevolmente inferiori a quelle su cui il lavoratore crede di fare affidamento. Il Trattamento indicato in busta paga, infatti, è sempre lordo, mentre l’erogazione avviene al netto delle tasse.
Una ragione in più per lasciare il TFR in azienda, dove viene rivalutato periodicamente e di conseguenza aumenta. Senza dimenticare che l’indennità può essere utilizzata come garanzia per la cessione del quinto, in modo da ottenere somme molto elevate, anche superando l’entità del Trattamento di Fine Rapporto che potrebbe essere concesso in anticipo.
Ecco perché prima di avanzare una domanda di anticipo TFR andrebbe analizzato nel dettaglio il proprio profilo di richiedente con il supporto di un consulente del credito. Solo un professionista è in grado di mettere in luce pro e contro dell’una e dell’altra scelta, aiutando il contribuente ad individuare l’opzione migliore.