Tassi BCE: gli effetti del rialzo sui mutui in corso
È dell’8 settembre la notizia del nuovo rialzo sui tassi BCE. Un +0,75% che si somma all’incremento dello 0,50% avvenuto all’inizio dell’anno, per un totale dell’1,25%. La ragione di questi aumenti è da ricondurre alle politiche della Banca Centrale Europea, che ha scelto di aumentare i tassi per contrastare l’inflazione, ormai arrivata a livelli superiori a quelli sostenibili. Nell’eurozona si parla infatti di un’inflazione media superiore al 9%. Ma cosa significa dal punto di vista del consumatore? Cosa cambia per chi ha in corso un mutuo?
Gli effetti dell’inflazione e delle politiche di contrasto applicate dalla BCE ricadono su tutti i finanziamenti indicizzati all’Euribor e al tasso BCE, nonché sui nuovi mutui a tasso fisso. Sì, perché quando si parla di rialzo dei tassi si considerano generalmente solo gli incrementi di TAN e rata dei mutui a tasso variabile, aggiornati periodicamente al parametro di riferimento, ma gli effetti riguardano anche quelli indicizzati all’Eurirs.
Il tasso, infatti, aumenta anche nelle offerte a interesse fisso. E di conseguenza chi attiva un nuovo mutuo si vede applicate condizioni molto diverse rispetto a quelle disponibili nei mesi precedenti. Tuttavia i mutuatari che hanno già in corso un finanziamento a tasso fisso non subiscono aumenti della rata. Ma vediamo le varie casistiche, per cui eventualmente cercare una soluzione con il supporto di un consulente del credito specializzato.
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Trova un ConsulenteCome cambia il mercato dei mutui con l’incremento del tasso BCE
Chiaramente a subire maggiormente gli effetti dell’incremento dei tassi BCE sono i titolari di mutui a tasso variabile indicizzati a questo parametro. Per loro le previsioni non sono rosee, dato che l’aumento di oltre un punto percentuale fa decisamente lievitare il costo degli interessi annuali.
Va meglio a quelli che hanno scelto i finanziamenti a tasso variabile indicizzati all’Euribor. Questo parametro infatti è legato all’andamento BCE tassi, ma non necessariamente segue lo stesso passo. Vale a dire che i mutuatari che hanno sottoscritto un finanziamento di questo genere subiranno senza dubbio un incremento, ma potrebbe non essere lo stesso applicato ai tassi d'interesse BCE.
In particolare, poiché esistono diversi parametri Euribor, ci sono diversi livelli di incidenza. Al momento, per i mutui a tasso variabile indicizzati all’Euribor a 3 mesi si registrano incrementi trascurabili. Per quelli che considerano un intervallo maggiore (ad esempio Euribor a 6 mesi ed Euribor a 12 mesi) la tendenza a rialzo sembra ancora incerta. Ma certamente per chi si trova in questa situazione, l’applicazione di un Cap al tasso è consigliata. In questo modo sarebbe possibile infatti tutelarsi da eventuali rialzi nei prossimi mesi.
Crescono invece in maniera netta i parametri utilizzati per l’indicizzazione dei mutui a tasso fisso. Fermo restando per le banche l’impossibilità di variare le condizioni dei mutui a tasso fisso già in corso, per cui i mutuatari non subiscono variazioni di sorta indipendentemente dall’andamento dei mercati e dalle scelte della BCE. È questa tranquillità che spinge molti consumatori a scegliere il tasso fisso al momento della sottoscrizione del mutuo. Soprattutto quando si parla del finanziamento finalizzato all’acquisto della prima casa.
In ogni caso, tra i mutuatari con finanziamento a tasso variabile, a subire maggiormente il colpo sono quelli con finanziamenti molto estesi nel tempo e/o con importi elevati.