Report BCE: nel 2023 i criteri dei finanziamenti diventano più rigidi
Nel primo trimestre del 2023 i criteri per l’accesso al credito tramite mutui e prestiti hanno subito una nuova stretta. Colpa delle nuove condizioni del mercato, che hanno portato ad una minore tolleranza al rischio da parte delle banche, ma anche di costi di provvista più alti e dei nuovi vincoli di bilancio. È quanto emerge dall’indagine sul mercato bancario dell’area Euro della BCE.
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Trova un ConsulenteBanca Europea fotografa il panorama mutui e prestiti nel primo trimestre 2023
La Banca Centrale Europea ha analizzato i principali risultati per le banche italiane in relazione al primo trimestre 2023, mettendo in luce come le offerte dei finanziamenti rivolti alle famiglie presentino condizioni diverse rispetto al 2022. Ad inasprirsi non sono solo le condizioni contrattuali, ma anche i criteri adottati nella valutazione del richiedente.
Complessivamente le condizioni dei finanziamenti alle famiglie con finalità di acquisto immobiliare diventano leggermente più tese. Per lo stesso segmento di finanziamenti si rileva una riduzione delle domande, mentre restano invariate le richieste di credito al consumo.
Sia per i prestiti che per i mutui il quadro si manifesta complessivamente negativo, per via della combinazione tra incremento dei tassi di interesse e riduzione della fiducia da parte dei creditori. Stando alle previsioni della stessa BCE, nel secondo trimestre del 2023 le richieste di finanziamento sarebbero destinate ad una riduzione complessiva, riguardante tanto le operazioni verso i consumatori quanto quelle che interessano le imprese.
Il report della Banca Centrale Europea traccia quindi un quadro che vede il consumatore sempre più in difficoltà nella selezione dei finanziamenti adatti alle sue esigenze. I tassi in salita e le condizioni di accesso sempre più rigide rendono particolarmente delicata la fase di analisi delle proposte del mercato.
Sì, perché presentare domanda per un finanziamento non adatto al proprio profilo significa andare incontro, quasi certamente, ad un rifiuto. Con il risultato che il cliente viene etichettato come cattivo pagatore e difficilmente riuscirà ad ottenere credito nei mesi successivi. Le segnalazioni nelle banche dati CRIF vengono infatti conservate per periodi che arrivano fino a 36 mesi, a seconda dell’evento che ha portato alla segnalazione.