tasso BCE
Pubblicato il: 17 marzo, 2023
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Tasso BCE: cosa accadrà con la prossima riunione della Banca Centrale

È fissata per il 27 ottobre la nuova riunione della BCE, durante la quale verrà definito il nuovo tasso BCE. Non è ancora certo se la Banca Centrale aumenterà il proprio tasso di interesse, utilizzato anche come parametro per l’indicizzazione dei tassi di interesse dei finanziamenti a tasso variabile.

Le previsioni degli analisti e le passate dichiarazioni dei portavoce della Banca Centrale lasciano intendere che il tasso salirà ancora. Basti pensare che negli ultimi verbali delle riunioni della Banca Centrale (la più recente è quella dell’8 settembre) si legge a chiare note che “i tassi continueranno a salire”.

Se tutto indica che la Banca Centrale Europea voglia aumentare ulteriormente il tasso ufficiale BCE per contrastare l’inflazione, ormai a livelli che non si vedevano da oltre 7 anni, stabilire l’entità di questo incremento è molto più difficile. Secondo gli statisti, il tasso di riferimento europeo salirà dello 0,50% oppure dello 0,75%.

Ci sono delle nette divisioni sulla misura del nuovo rialzo, che se agli occhi del consumatore può sembrare esigua, comporterà invece un aumento notevole dei costi dei finanziamenti. Concorrendo non solo all’aumento del tasso variabile, ma anche del tasso fisso, per via di un effetto a catena dovuto all’incidenza del tasso BCE sull’intero mercato del credito.

In ogni caso, l’applicazione del nuovo tasso sarebbe fissata per il mese di dicembre, quindi fino a quel momento resterà in corso il tasso BCE attuale, pari al 1,25%. Sempre per dicembre è fissata un’ulteriore riunione, che potrebbe portare ad un altro aumento dei tassi BCE, ma in quel caso l’applicazione del nuovo rialzo entrerebbe in vigore solo con il 2023.

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Ancora rialzi nei tassi BCE: ecco perché è previsto un nuovo aumento

Quello previsto per il 27 ottobre, ed eventualmente attivo a dicembre, sarebbe il terzo rialzo del tasso BCE nell’arco dello stesso anno. Nel 2022 infatti la Banca Centrale Europea ha già applicato due aumenti al tasso di riferimento BCE, portandolo all’attuale valore dell’1,25% dopo 11 anni consecutivi di tasso zero.

La ragione di questo cambio di rotta? Dopo aver tentato per anni di portare i prezzi al consumo al 2%, senza però ottenere successo, la Banca Centrale si è trovata a dover affrontare il problema di un’inflazione che sale ad una velocità da record. Dal 2021 l’inflazione ha iniziato la sua impennata e sembra non volersi fermare, almeno non prima di raggiungere quota 10% nell’intero panorama europeo. Per riportare i prezzi di beni e servizi a livelli accettabili e coerenti con le possibilità di spesa della popolazione, la Banca Centrale opera sul tasso interessi BCE anche se i risultati di tali scelte a rialzo non sono prevedibili in maniera precisa.

È certo però che un aumento del tasso B C E avrà un effetto importante sul settore dei finanziamenti, indipendentemente che si tratti di un incremento dello 0,50% o dello 0,75%, la nuova stretta sui tassi porterà a condizioni meno vantaggiose. E stando alle regole che guidano il mercato, l’impatto sarà percepito in maniera maggiore da chi sottoscrive finanziamenti con una durata medio lunga. Sia per quanto riguarda i prestiti sia in merito al mercato mutui.

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Come il tasso di riferimento BCE incide su mutui e prestiti

Tra i consumatori che nei prossimi mesi richiederanno un prestito, a subire in maniera minore l’effetto del rialzo del tasso BCE saranno quelli che scelgono i piani di ammortamento più snelli. Sì, perché per i prestiti di breve durata, ossia sotto i 5 anni, si applicano generalmente tassi più alti e quindi l’incremento si noterà solo in misura parziale. Le cose cambiano per i prestiti di 7-10 anni.

A questi ultimi generalmente le banche e società finanziarie applicano tassi più bassi e l’aumento di 50 punti percentuali, o più, non passerà inosservato. Senza contare che maggiore è la durata del finanziamento, più alti sono gli interessi complessivamente corrisposti.

Il colpo sarà più duro per chi sottoscrive un nuovo mutuo. Anche in questo caso la durata è determinante: più è lunga, maggiori sono gli effetti del rialzo del tasso. Tuttavia, quando si parla di finanziamenti ipotecari, la pezzatura minima è di 10 anni, quindi è inevitabile che tutti i nuovi titolari di mutui subiranno in maniera massiccia i rincari.

Va fatta però una distinzione per quanto riguarda il tipo di tasso applicato. Se è vero che il tasso BCE incide sull’intero mercato, perché legato all’inflazione, gli effetti di un rialzo sono connessi anzitutto ai mutui indicizzati a questo parametro. E in questo senso sono coinvolti direttamente solo i mutui a tasso variabile, perché il tasso Banca Centrale Europea non si usa per i finanziamenti a tasso fisso.

Chiaramente anche chi ha già in corso mutuo variabile indicizzato al tasso riferimento BCE vedrà salire i costi. Mentre sono a riparo dai rialzi del mercato coloro che hanno attivi mutui a tasso fisso. Va comunque ricordato che se i tassi diventano ingestibili, i mutuatari con finanziamenti variabili in corso possono ricorrere alla surroga, possibilmente selezionando la proposta migliore con un consulente del credito.

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