Vicolo cieco per i prestiti TFS TFR Inps: nessuna erogazione a breve
Annunciati a inizio anno dall’Inps, i prestiti per l’erogazione di TFS TFR a tasso agevolato faticano a prendere forma. Da febbraio 2023 i lavoratori pubblici a riposo possono presentare domanda, ma per ora non ci sono le risorse per l’erogazione dei trattamenti maturati e non ancora liquidati.
Per giustificare i lunghi tempi di attesa, l’ente previdenziale ha dichiarato che la liquidazione può richiedere anche 180 giorni. La colpa sarebbe da attribuire all’elevato numero di richieste. Tuttavia, sembra che i ritardi siano dovuti anche all’attesa generata dalla sentenza della Corte Costituzionale.
Da tempo infatti i dipendenti pubblici richiedono l’eliminazione degli interessi applicati alla liquidazione del trattamento di fine rapporto e fine servizio. Interessi che sarebbero illegittimi e incostituzionali.
Se effettivamente la Corte Costituzionale riconoscesse l’illegittimità di questi interessi, anche i prestiti agevolati Inps per la concessione di TFS e TFR sarebbero coinvolti. È possibile quindi che l’ente previdenziale stia prendendo tempo, per attivarsi nella liquidazione delle somme solo in seguito alla pubblicazione della sentenza, che potrebbe imporre allo Stato il pagamento di 13,9 miliardi di euro entro la fine dell’anno.
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Ma i prestiti Inps per l’erogazione del TFS TFR sono convenienti? È questo il grande interrogativo che si pongono i dipendenti pubblici che stanno valutando la richiesta di questo prodotto presentato dall’Inps. Una risposta valida per tutti non esiste, tuttavia è evidente che il tasso agevolato dell’1% (a cui sono da aggiungere le spese di gestione della pratica) sia più basso di quelli applicati da banche e società finanziare per i prestiti di anticipo TFR TFS.
Allo stesso tempo, però, l’attesa sembra destinata a protrarsi per molto tempo. E anche se dopo la sentenza della Corte Costituzionale, l’iter di erogazione potrebbe finalmente attivarsi per chi ha presentato domanda a febbraio, i tempi per valutazione e gestione della pratica imposti dall’Inps sono estremamente più lunghi di quelli applicati da un ente privato.
Chi ha effettivamente necessità di liquidità (e di conseguenza ha bisogno di entrare in possesso del denaro nel breve termine) dovrebbe orientarsi ragionevolmente verso le proposte di banche e società finanziarie. Così da avere la certezza di un’erogazione in tempi utili, evitando di sottoscrivere un prestito vero e proprio.
Coloro che invece non hanno bisogno di un’iniezione di liquidità e sono nelle condizioni di attendere fino ad un anno per l’erogazione del trattamento, possono valutare l’attesa dei tempi previsti dal naturale iter di erogazione. A seconda che il pensionato abbia raggiunto i requisiti di età e di servizio per la pensione di vecchiaia, o la cessazione del rapporto sia avvenuta per dimissioni volontarie, l’attesa è di 12 o 24 mesi dalla data di pensionamento. Con un’eventuale rateizzazione in più tranche se il trattamento maturato ha un importo superiore a 50.000 euro.